Discesa d’Autore

Un giro per riders viziatissimi e goduriosi, al limite della decenza.

Parcheggiate un paio di auto a Subiaco per il recupero motorizzato, con le altre ci si spinge fino alle pendici del monte Autore, oltre Livata e Campo dell’Osso, fino all’ultimo metro di strada disponibile.

Si parte da quota 1635 ed meno di tre chilometri e con poco sforzo, si guadagna la vetta del monte Autore, a quota 1855.

Lo spettacolo che ci attende in vetta è estasiante, siamo sopra le nuvole, un manto candido e spumeggiante sommerge le valli, disegnando una linea d’orizzonte da cui emergono solo le vette più alte, il Terminillo, il Velino, il Sirente, il Corno grande del Gran Sasso e la Maiella, scenario da cartolina.

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Restiamo per un po’ a bocca aperta, poi si da’ libero sfogo alla vena creativa in un tripudio di foto ricordo, cercando di non perdere nessuna angolazione possibile.

Siamo un bel gruppetto, tutti abbastanza agguerriti, io e Marco Ficorella, Mario Passacantilli con il figlio Jacopo e Luca Crielesi del gruppo Woodcutters Enduro, Stefano Gianninoto del TTC, Alex Red’s ed Er Murica degli Stonati Enduro MTB. C’è anche l’ospite straniero, Edoardo Merone del gruppo Cervaro Enduro e la sua amica Letizia Grella, arrivati freschi freschi da Formia. Guida d’eccezione, Antonio Valentini, del gruppo SixInch Enduro, una miscela di matti di tutto rispetto. 😀 

Indossate protezioni e casco si comincia la discesa freeride sul fianco del monte, tra roccia fissa e sassi ammonticchiati ai lati di un sentiero appena accennato. Ma la discesa è dolce e si procede in ordine sparso, ognuno sulla propria linea personale.

Giungiamo rapidamente alle Vedute dell’Autore, poi proseguiamo sul lato destro della Valle del Simbrivio rimanendo in quota. Su e giù lungo uno stretto sentiero tagliato nella parete scoscesa, qualche passaggio tecnico su roccia frastagliata, poi si ricomincia a scendere sulla traccia di un canalone attraverso la magnifica faggeta.

Si naviga a vista, un manto di foglie croccanti cela la traccia del sentiero e tutte le insidie possibili: rocce, rami, crateri scavati dall’acqua piovana. Restare attaccati ai freni è uno spreco inaudito, si molla, confidando nell’istinto ed in qualche nume tutelare bendisposto.

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Una sterrata ci porta velocemente nella vasta radura di Camposecco, e da qui si punta dritto all’imbocco della discesa di Morra Ferogna, il punto di massimo godimento di tutto il giro.

Il  piccolo briefing per dare qualche indicazione a chi non la conosce sconfina subito in un brainstorming, settaggi ottimali delle sospensioni, gli ultimi ritrovati tecnologici in materia di forcelle, progressività della frenata…

eccoci, siamo pronti, giù a cannone !!!

La discesa prende, ne avevamo già decantato le lodi nel precedente articolo ed anche questa volta non delude, anzi, facendola per la seconda volta e conoscendone il carattere, me la gusto meglio.

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Arrivati sulla strada decidiamo di non scendere subito in paese, allunghiamo l’itinerario verso i monasteri benedettini di Santa Scolastica e San Benedetto. 

Luoghi incantevoli, sospesi nel tempo, dove la semplicità diviene magnificenza, in quei corpi di fabbrica giustapposti, uno diverso dall’altro nello stile e nei dettagli, incastonati in un ambiente naturale ostile ed inospitale.

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Ma non siamo arrivati fino a qua per pura contemplazione, un rider che si rispetti sa sempre coniugare cultura, natura e divertimento, ed Antonio Valentini è un ciclista serio.

Dal monastero si San Benedetto imbocchiamo una serie di rampe gradonate, alcune molto dissestate, con qualche passaggio tecnico su roccia, un rientro molto molto divertente.

Quattro risate tra amici attorno ad un paio di birre, poi la parte più pallosa, il recupero delle auto.

Un po’ di fastidio ma ne vale la pena, 545 metri di salita pedalata, 1783 metri di discesa da sballo.

Non dimenticate di sfogliare la gallery qui sotto

Discesa d'Autore

… e date un’occhiata anche il filmato 😉

 

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