Ostuni Freeride

La passione per la guida freeride è giunta ormai a livelli patologici, le lunghe pedalate costiere mi lasciano insoddisfatto, quest’anno durante le vacanze in Puglia (patria natia) voglio provare qualcosa di diverso, mi serve dislivello, roccia, discese tecniche, per questo appena arrivato ho scansionato il web alla ricerca di itinerari più adatti.

La ricerca non è stata facile, qui domina incontrastato l’XC e sono veramente pochi i bikers che si avventurano in percorsi diversi ed ancora meno quelli che scelgono di condividere le esperienze sul web. E’ così che mi sono imbattuto in Piero Rutiglio, le tracce pubblicate sul suo profilo wikiloc mi hanno aperto un mondo.

Senza sperarci troppo ho inviato una mail chiedendogli di farmi da guida, poi ho studiato per bene tutte le tracce condivise e ne ho scelta una da percorrere il giorno dopo.

Ultimo dell’anno, sveglia alle 7:00, bici in macchina e mezz’ora di viaggio, si gira sui colli a Nord di Ostuni, zona Santuari Rupestri. Faccio solo una modifica alla traccia do Piero, parto da Montalbano anziché da Ostuni, per  concludere il giro in discesa.

Il percorso mi lascia esterrefatto, dalla piana costiera si procede in leggera salita verso Ostuni, percorrendo sterrate interpoderali che si snodano tra ulivi imponenti, poi un tratto terminale più ripido su asfalto fino alla sommità del colle che sovrasta la Città Bianca.

Una sosta per contemplar la valle che degrada verso il mare, increspata dai giganteschi ulivi millenari, poi mi butto su uno stretto trail che serpeggiando nella macchia mediterranea, tra querce, mirti e prato a sprazzi, scende sempre più ripido solcando terre rosse, lastroni di roccia fissa e qualche pietraia.

Grande soddisfazione e bella scoperta, si può fare enduro anche in Puglia.

Tornato a casa col sorriso stampato, un’altra bella sorpresa, Piero ha risposto al mio appello, il 2 gennaio si gira in compagnia dell’autore.

La gallery dell’uscita in solitaria

Ostuni Freeride 1

Eccoci, appuntamento nei pressi della biblioteca comunale, questa volta lo start è ad Ostuni. Un caffè al bar, poi si parte al galoppo.

RIMG3791

La salita è abbastanza ripida, ma pedalando su asfalto arriviamo subito in cima.

Sosta per ammirare il paesaggio con un cielo che sembra già primavera, foto ricordo con autoscatto, poi Piero dà inizio alle danze, sentiero Acquarossa.

Parte a bomba su una strada senza uscita e quando la strada finisce… inizia il fuoristrada, ovviamente!

A velocità sostenuta sale su un ripido e si butta in uno stretto passaggio tra la vegetazione, lo seguo e mi tuffo nella macchia mediterranea, tra querce e mirti, su uno stretto sentiero di mezzacosta che procede in discesa lungo la linea dei terrazzamenti. Poi si svolta a sinistra e si viaggia enduro, su un trail che scende ripido e sinuoso, alternando tratti segnati nella terra rossa, ripidi a capofitto e passaggi su lastroni di roccia fissa. 

Dura poco ma la soddisfazione è tanta, adesso tocca tornare in cima per provare una nuova discesa. Percorriamo in salita il sentiero Nicola dell’Erba, un grand’uomo di sicuro, a giudicare dall’iscrizione in marmo, ma notizie sull’origine dell’intitolazione non sono riuscito a trovarne (se qualche lettore generoso volesse aiutarmi…).

La risalita è un po’ faticosa, il fondo sassoso rende difficile la pedalata ma il sentiero è largo e ben curato ed il sacrificio dura poco. Torniamo all’imbocco del primo trail, poi si scende nel bosco de La Chiusa. Un altro trail niente male, gli stessi ingredienti, si procede su terra rossa e lastroni di roccia fissa, serpeggiando nella vegetazione fitta, ma la percorrenza è diversa, ripidi belli tosti si alternano a frequenti rilanci su salite tecniche che richiedono notevole sforzo ed una buona dose di equilibrio.

Risalendo una carrareccia si torna alla base, adesso il pezzo forte, il sentiero dei santuari rupestri.

Giunti per la terza volta in cima al colle, procediamo verso una masseria che si staglia bianca all’orizzonte, poi svoltiamo a sinistra imboccando una carrareccia dal fondo roccioso che punta dritta verso il mare.

RIMG3809La pendenza è notevole, mollando i freni, sui lastroni di roccia si viaggia parecchio, saltellando da una cresta all’altra.

Che figata!

Il dritto termina con un gomito di rocce a gradoni (occhio a non andare lunghi), e dopo qualche decina di metri la guida dà una bella pinzata sui freni, “andiamo, ti faccio vedere il Capuvientu” .

E’ un pozzo naturale di origine carsica, ce ne sono diversi in zona, ma questo è profondissimo, lancia un sasso nella cavità parzialmente ricoperta dalla vegetazione spontanea e il rumore dei tocchi sulle pareti diventa sempre più flebile fino a svanire, senza lasciar udire il tocco sul fondo, impressionante.

Di nuovo in sella proseguiamo in discesa, il trail si fa sempre più stretto tra la vegetazione, con un lato esposto e lunghi passaggi su lastroni di roccia. Poi la poesia…

San Biagio

Infondo al sentiero, tra due pareti di roccia, si intravede una piazzetta delimitata da una piccola chiesa rupestre. La magia del luogo mi fa avanzare lentamente, non voglio sciupare l’emozione della scoperta.

Entrato nella piazzetta mi rendo conto della bellezza del luogo, è un piccolo monastero incastonato nella parete rocciosa.

Oltre all’edificio destinato al culto, su altri due lati della piazzetta, sono visibili i resti di costruzioni destinate alle attività di piccole comunità monacali che in tempi antichissimi abitavano questi luoghi.

Gli studi storici attribuiscono la costruzione dell’insediamento alle comunità di San Biagio, che fuggendo dalla Cappadocia a seguito dell’invasione dei Turchi, vi si insediarono a partire dal secolo XI.

I monaci furono molto attivi presso la comunità locale, ed culto del Santo è molto sentito ancora oggi, con folle di devoti che il 3 febbraio di ogni anno si recano in massa in questi luoghi per commemorare la sua decapitazione (3 febbraio 316 d.C.). Nonostante ciò, l’insediamento versa in completo abbandono, esposto senza alcuna premura all’azione distruttrice del tempo ed agli atti vandalici.

Degli affreschi un tempo presenti nella chiesetta restano ormai poche tracce sbiadite, la cripta non è più accessibile, devastata da crolli ed invasa da cumuli di detriti, del camino un tempo presente nella grotta non resta che il segno nel muro. Una inspiegabile disattenzione, considerando la devozione delle comunità locali, alla quale sarebbe opportuno porre urgentemente rimedio.

La gallery del giro con Piero

Ostuni Freeride 2

Proseguiamo in discesa verso il mare, e il resto del trail non delude. Un susseguirsi di curve a gomito tracciate nella terra rossa, ripidi e passaggi su roccia, completamente immersi nella macchia mediterranea, pura goduria, poi si arriva sulla piana e tocca pedalare. Percorriamo un faticoso sentiero verso nord ai piedi del contrafforte roccioso, poi si sale a spinta seguendo la linea tagliafuoco, fino a raggiungere una piazzetta in mezzo al bosco.

Una breve sosta ristoratrice a base di mandorle locali, poi ripartiamo a bomba sul sentiero Lo Smeraldo, che procedendo in discesa lungo la cresta del colle, taglia longitudinalmente il bosco. 

Al terne della discesa veloce si continua in freeride tra gli ulivi, la piana degrada dolcemente verso il mare e spingendo un po’ sui pedali si raggiunge la velocità sufficiente a non affondare nel terreno, surfando da un lastrone di roccia affiorante all’altro fino a Montalbano.

Altra sosta al bar per un dolcetto di mandorla, soffice e delizioso, la carica giusta per approntare la salita al paese.

Il video rende l’idea più delle parole

Grazie a Piero per la bella giornata

 

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