L’Isola d’Elba è da anni una nostra tappa fissa in quanto racchiude in se tutto quello che un biker possa desiderare: bellezza e tecnicità dei trail, mare stupendo, panorami mozzafiato, che diventano anche in esclusiva se percorsi fuori dalla stagione turistica, e propone a chi la visita scenari sempre diversi: dalle spiagge dorate a quelle “nere”, la cui tonalità è dovuta alla presenza di ferro, dagli itinerari in montagna ai borghi affacciati sul mare. Ma l’Elba è anche una meta ideale per gli amanti degli sport e della vita all’aria aperta in modo speciale per la mountain bike e quindi seguiteci in questo nostro meraviglioso viaggio di 2 giorni per farvi scoprire le sue bellezze e i suoi tesori.
Giorno 1: Neviere, Tavola dh, Pomonte, Colle d’Orano
Location del primo giorno è la parte ovest dell’Isola, quella più rude e selvaggia con il Monte Capanne gendarme incontrastato che con i suoi 1.019 mt. è anche la vetta maggiore dell’isola. Siamo nel regno del granito e qua si trovano i sentieri più tecnici di tutta l’isola, chi ama i percorsi trialistici troverà pane per i suoi denti.
Per ottimizzare il giro e percorrere più discesa possibile meccanizziamo la prima salita da Patresi, nostra base di partenza, a imbocco sentiero delle Neviere poco sopra il pittoresco borgo di Poggio. Si tratta di uno stupendo sentiero balcone che taglia tutta la selvaggia valle delle Neviere alternando tratti di salite anche tecniche su rocce di granito e che passando sotto il Monte Capanne raggiunge la ‘Stretta’ da dove per il sentiero 10 possiamo salire alla Tavola nostra cima Coppi di giornata

Il senitero è quasi tutto pedelabile e merita davvero di essere percorso, alcuni tratti sono da togliere il fiato per la bellezza dei panorami che si possono godere.

La salita alla Tavola invece risulta molto ostica e la pedalabilità è quasi azzerata anche con ebike, questo tratto sarebbe da percorrere anche in discesa.

A circa metà salita arriviamo al Monte la Stretta dove ci concediamo una piccola pausa e approfittando degli invitanti roccioni ci inventiamo dei passaggi funambolici che Nicola esegue con maestria e grande bravura.


Riprese le bici ci aspetta il tratto più ostico della salita, chi può mette la bici sulle spalle, le ebike faticheranno invece un pò di più ma ad entrambi ci brillano gli occhi pensando a questo tratto che in discesa sarebbe da antologia.

Raggiunta la Tavola lasciamo le bici per fare una piccola divagazione a piedi per raggiungere l’omonimo Caprile da dove si può ammirare il Monte Capanne e la sua ardua via di salita con numerose ferratine.

Tavola DH e Pomonte DH
Tornati alla Tavola e indossate le protezioni si scende in quella che è la discesa ciclabile più lunga in assoluto di tutta l’Isola, da 920 mt a 0, una lunghissima cavalcata che mette a dura prova braccia e gambe dato che il sentiero è molto tecnico e non ci sono mai tratti dove poter riprendere fiato. La prima parte ha poca pendenza il che rende tutto più complicato perchè bisogna stare molto attenti a non impuntarsi sui tratti smossi o sugli alti gradoni di roccia granitica.

Poi dopo essere confluiti sul Pomonte Dh la roccia fissa prende il sopravvento e fino al mare sarà tutta una danza tra tornanti e gradoni, le braccia e le gambe non ringrazieranno.


La discesa termina a Pomonte dove facciamo una sosta per recuperare le energie dopo questa lunghissima devastante discesa, approfittando anche della rinomata gelateria del paese dove si può gustare uno dei gelati più buoni fatti ancora in modo del tutto artigianale. Per asfalto si risale a Patresi tramite la strada panoramica a strapiombo sul mare, il traffico in questo periodo è nullo e ci possiamo gustare così in tutta tranquillità i numerosi affacci panoramici come questo che dà sulla spiaggia di Campo lo Feno.

La giornata è stupenda e Il mare è molto invitante quindi ne approfittiamo per il primo bagno dell’anno a Cala Cotaccia scendendo per un divertentissimo sentiero roccioso, solo l’ultimo tratto va fatto a piedi lasciando le bici prima di un tratto attrezzato con la corda. La baia è tutta per noi, una piscina privata di acqua salata con un mare favoloso.


Dopo questa sosta rigenerante riprendiamo il nostro giro salendo a Marciana e inboccando la famigerata Via Crucis che porta alla chiesa di Madonna del Monte, il nome ricalca in tutto e per tutto la difficoltà della salita, tutta su roccia e gradoni con diversi tratti molto ripidi, un vero calvario per chi pedala con muscolare, un vero divertimento invece per chi sale in ebike.

Passata la chiesa altra piccola variante per andare al caprile dell’Aquila ed ammirare i Mostri di Pietra, formazioni naturali in pietra di varie forme e dimensioni.

Ripreso il sentiero si raggiunge Serraventosa da dove si gode di un panorama incredibile sulle baie sottostanti con le acque turchesi di Cala Sant’Andrea che attirano l’attenzione, segue poi una divertentisima discesa su roccia fino al Bollero e una durissima risalita al Troppolo con diversi tratti molto tecnici.
Colle d’Orano
E’ l’ultima discesa di giornata, la più tecnica discesa dell’Elba, un trail difficilissimo e senza compromessi con rocce per lo piu’ compatte ma che mette a dura prova la resistenza. Mai veloce, con molti tornanti stretti, la prima parte è su terra, moderatamente scorrevole, dopo diventa rocciosa fino al termine. Consigliata agli appassionati del tecnico , del naturale e della vecchia scuola.
Raccolta fotografica:

Il video riassuntivo di Toni
Giorno 2: Cavoli enduro, Masso alla Quata
Ci spostiamo in zona Cavoli per un giro sui sentieri enduro più rinomati dell’isola, che sono stati teatro anche di numerose prove importanti di questa disciplina gravity, ma qua la parola enduro stona un pò in quanto scordatevi pistini lisci come bilardi, salti e sponde, la parola d’ordine è sempre la roccia e i sentieri sono senza fronzoli in un contesto il più naturale possibile.
Base di partenza una delle più belle spiagge di sabbia dell’isola, ovvero la spiaggia di Cavoli che in questo periodo, senza ombrelloni e persone, dà il meglio di se mettendo in mostra tutta la sua bellezza.

Per asfalto saliamo all’imbocco della salita ‘Castagnone’ passando per l’incantevole borgo di San Piero in Campo situato nel Comune di Campo nell’Elba, noto per la sua straordinaria bellezza. Tra le sue meraviglie spiccano il prezioso granito, i monumenti storici e un ricco patrimonio culturale. Imperdibile è il panorama mozzafiato che si può ammirare dalla “Facciatoia”, un punto di vista che regala una delle vedute più suggestive del golfo di Campo, forse tra le più belle dell’intera isola. Lasciato il bitume ci immettiamo in un tecnico single track che ci porta all’imbocco della salita per Masso alla Quata che conquistiamo a sorta di tornanti tecnici che si riescono a superare indenni solo se dotati di buona tecnica di nose press in salita.

Raggiungiamo così Masso alla Quata, che con i suoi 746 mt di altezza rappresenta la cima coppi di giornata, una formazione rocciosa dall’aspetto particolare su cui sorge un piccolo edificio in pietra realizzato dal Corpo Forestale dello Stato come vedetta antincendio. Fu probabilmente un luogo di vedetta anche in tempi più antichi, poiché qui sono stati ritrovati manufatti risalenti al neolitico, all’epoca etrusca arcaica e all’Età del Bronzo. In realtà il vero nome è Masso alla Guata che deriva dal longobardo wahta, «luogo di vedetta» appunto anche se sulle recenti cartografie il toponimo è erroneamente riportato come Masso alla Quata.
Ci prendiamo una breve pausa per rifocillarci e nel frattempo Nicola prova un passaggio impossibile che studiava da tanto tempo chiudendolo al primo tentativo.

Cielo Alto
Parte da qua la prima discesa di giornata su uno dei trail più belli e adrenalinici dell’isola sopratutto nella parte alta, dove ci sono pendanze elevate su lastroni di granito tale da farlo sembrare un sentiero alpino e col valore aggiunto di poter godere di un panorama stupendo con viste da cartolina.

La discesa è quasi tutta su roccia granitica con grip eccezionale e i drop si sprecano, la natura qua ha fatto un lavoro perfetto nemmeno il più bravo trailbuilder avrebbe potuto creare un sentiero così divertente e galvanizzante.

Case Vecchie
La discesa termina su una carrareccia che ci da giusto il tempo di rifiatare perchè ecco subito un’altro bellissimo trail, un pò meno roccioso del precedente e purtroppo con molte parti scavate dalle pesanti piogge invernali che hanno prodotto profondi solchi e veri e propri canyon, ma le parti che si sono salvate rimangono una vera e propria godura con bei rock garden e salti naturali.


Sassi Ritti
Lo strano nome deriva proprio da dei sassi messi per ritto sul terreno che si trovano all’imbocco del trail. Il piccolo complesso dei Sassi Ritti, risalente al periodo compreso tra il III e il II millennio a.C., è un sito pieno di fascino ubicato su un pianoro da cui si gode una splendida vista sull’Isola di Montecristo. Rappresenta uno dei più suggestivi e antichi luoghi di culto delle popolazioni che abitarono l’isola durante l’età dei metalli. È un’importantissima testimonianza del megalitismo elbano, in quanto ospita un complesso unico di menhir aniconici, ossia senza decorazioni o immagini scolpite, di altezze diverse. I monoliti venivano in genere posizionati sull’asse nord-sud e tale disposizione potrebbe far riferimento ad una precisa volontà di permettere ai raggi solari di illuminare costantemente, durante l’arco della giornata, i lati maggiori dei monoliti in quanto avevano probabilmente una funzione rituale connessa al culto del sole.
Anche qua purtroppo l’acqua ha fatto un pò di danni scavando solchi profondi ma le parti su roccia fanno dimenticare questo piccolo inconveniente con passaggi adrenalici e funambolici.

Merita attenzione un passaggio su roccia da superare solo e assolutamente in salto onde evitare rovinose cadute.

L’uscita dal sentiero si presta a varie interpretazioni con due passaggi fuori traccia uno più pepato dell’altro per concludere degnamente e in bellezza questa prima sequenza di discese.


Dopo questa scorpacciata di rocce ripercorriamo la salita fatta in precedenza ma stavolta solo fino alla Pieve di San Giovanni in Campo e dopo alcuni tornanti giriamo a sx per la carrabile che porta a Case Vecchie e poi per il Castagnone e lo Spid torniamo all’imbocco della salita di Masso alla Quata.
Zucca 1-Black Forest-Pieve di San Giovanni-Sentiero 7
Altra sequenza di discese una più bella dell’altra, si parte con Zucca1 tendenzialmente flow ma con gli onnipresenti roccioni da cavalcare e/o da saltare in base ai propri gusti personali.

Segue Black Forest che si è rivelata una discesa entusiasmante soprattutto nella seconda parte, dopo aver attraversato la strada, il trail è un pò in stato di abbandono ma ci sono ripidi da paura e tratti su roccia da antologia, per noi è stata una bellissima scoperta e di questa sequenza è stata quella che ci è piaciuto di più.

Su Pieve San Giovanni possiamo finalmente mollare un pò i freni in quanto il sentiero è molto flow ma una parte scorrevole ci sta proprio bene dopo tanto tecnicume anche perchè poi torniamo subito sulla roccia col Sentiero 7 che è stato percorso anche durante la prova del Campionato Italiano MTB Enduro 2024.

Risaliti al Mulino di Moncione con dei tratti a spinta, ma solo per muscolari, tramite i sentieri Capre e Case Vecchie-Moncione, ci attende il gran finale con quelle che sono considerate le discese must della zona.

Colonne Romane-Bollecaldaie 2-Colonna Pisana
Tre discese in sequenza per chiudere col botto e dare fondo alle ultime forze rimaste. Colonne Romane, il nome deriva dal fatto che il trail scende su un sito davvero unico che testimonia la gloriosa storia dell’isola d’Elba e il suo legame con l’estrazione e la lavorazione del granito. Sparse tra la vegetazione, ci sono circa 10 colonne monolitiche, ancora solo abbozzate, o separate dalla roccia tramite l’inserimento di cunei di legno di fico e picconi a doppia punta, che ricordano il duro lavoro di cavatori e scalpellini che, per secoli, hanno duramente lavorato per fornire prezioso materiale per chiese e monumenti. E difatti è proprio il granito la caratteristica di questa discesa così come della successiva Bollecaldaie 2 mentre Colonna Pisana ci fa letteralmente planare sulla spiaggia di Cavoli dove il giro termina. Quest’ultimo trail, che si trova in un luogo chiamato Polveraia lungo l’ecomuseo «Vie del Granito», deve il suo nome ad un’enorme colonna lunga 7,90 m e con un diametro di 90 cm. Questa colonna ha una storia molto particolare in quanto sulla sua superficie, vicino alla base, le mani degli antichi scalpellini lasciarono incise tre lettere: «OPE» che stanno per «Opera di Santa Maria Maggiore» («Opus SancteMarie Maioris» in latino medievale), successivamente rinominata «Opera della Primaziale Pisana». Questa era un’istituzione fondata per la costruzione del Duomo di Pisa, intitolato appunto a Santa Maria Assunta. La sigla «OPE», che si trova incisa su edifici pisani già dal Medioevo, presenta la lettera «P» con il tratto discendente caratterizzato da un simbolico aspetto cruciforme da qui deriva proprio il nome del trail Colonna Pisana.
Raccolta fotografica
