Il Monte Argentario è una location rinomata per la MTB, non solo per i trail mai banali, ma anche per il panorama che si gode scendendo, soprattutto sui sentieri che calano sul lato esterno: Crepaccio e Tramonto, per esempio, sembrano portarci dritti dentro un barattolo di vernice blu. È proprio per questo motivo che tutti gli anni non manchiamo all’appuntamento, e stavolta siamo riusciti nell’impresa di compiere tutte le discese nere, le più difficili, in un solo giorno, con un piccolo aiuto meccanizzato. Ne sono venuti fuori oltre 2200 metri di dislivello negativo, per di più su trail tirati a lucido per la gara che si sta svolgendo in questi giorni. Aggiungici il meteo da favola e la compagnia del gruppo Bicinatura quasi al completo, ed ecco che è venuta fuori la giornata perfetta.
Ma per chi avrà la pazienza di leggere fino in fondo – o per chi preferisce un’esperienza meno estrema ma comunque piena di ritmo e soddisfazione – c’è una seconda proposta: un itinerario più “flow”, disegnato per sfruttare la scorrevolezza dei sentieri dell’Argentario senza rinunciare al divertimento. Meno tecnico, sì, ma tutt’altro che banale: se affrontato con un po’ di voglia di giocare con i salti, può trasformarsi in un percorso completo, molto divertente e fisicamente impegnativo.
Argentario BLACK Line
NB: dislivello complessivo da Garmin 1.750+
Lasciato un mezzo poco dopo il bivio per Porto Ercole con le altre auto saliamo alle antenne dove parcheggiamo nell’unico spiazzo dispobile e appena usciti dalle auto rimaniamo subito estasiati dal panorama che si gode dal belvedere.


Si parte in sella con le protezioni già indossate, dato che non c’è da pedalare nemmeno un metro ma è subito discesa, e che discesa.
CREPACCIO
La prima nera di giornata è la discesa più panoramica della zona il cui nome deriva da uno spacco profondo e stretto che si trova adiacente al sentiero, un crinale a picco sul mare con il blu a fare da sfondo, la difficoltà maggiore è data dal fondo molto smosso e sdrucciolevole con tenuta pari a zero, per il resto un sentiero godurioso con solo 2 passaggi molto impegnativi.

Il sentiero scende a picco con tratti molto ripidi e non bisogna mai lasciarsi distrarre dalla bellezza del posto anche se la tentazione è forte.


Come detto ci sono due passaggi molto impegnativi, il primo è un vero e proprio Crepaccio tra le rocce dove serve sangue freddo e determinazione, non sempre si riesce a passare indenni ma l’importante è provarci e non farsi male se il tentativo non va a buon fine.

L’altro è un super ripido in curva dove il grip non esiste, il segreto per passare indenni è prenderlo a velocità zero perchè se la bici scappa via non si riprende più.

Le rocce non mancano e non bisogna mai far calare l’attenzione, il trail non fa sconti a nessuno.

La discesa termina sulla strada panoramica dell”Acqua Dolce’, è uno stradone molto panoramico con stupende vedute sulle molteplici cale disseminate qua e la, alcune delle quali raggiungibili solo via mare a causa delle proprietà private che ne impediscono l’accesso via terra.


La strada attraversa tutta la costa sud del promontorio con tanti sali e scendi per poi risalire dolcemente fino all’asfalto e a Poggio Tondo dove c’è l’imbocco della seconda discesa.
TRAMONTO
Qua andiamo sull’enduro puro, con sponde, salti e paraboliche in un contesto molto flow, ma il valore aggiunto sta nel fatto che anche questa discesa è molto panoramica, è l’unica blu del giro e quindi la più facile ma ogni tanto ci sta bene anche mollare i freni e lasciarsi andare su questo trail perfettamente confezionato dai trail builder della zona.

Al termine della discesa risaliamo all’asfalto sempre dallo stesso percorso fatto prima e ci spostiamo sulle discese del lato nord che sono anche quelle teatro della gara di super enduro.
SENTINEL-VIPERA-PARASSITI
Sequenza di discese indiavolate, con bei tratti di rock garden e qualche ripido, è l’enduro vecchio stampo, senza fronzoli e pistini lavorati ma tutto molto natural.

La discesa termina sulla strada dell’acquedotto Leopoldino con la quale risaliamo al convento dei padri Passionisti per poi proseguire per asfalto nuovamente fino a Poggio Tondo per un’altra sequenza di discese.
CROCICCHIO-RAOUL-LABBRATA
Crocicchio parte subito croccante con tutta una sequenza di rocce fisse appuntite dove bisogna galleggiare per non impuntarsi, segue Raoul che è un super flow e poi Labbrata che è la classica ciliegina sulla torta con belle sequenze su ripidi e roccia fissa.


e gli immancabili gradoni giusto per non farci mancare nulla.

Al termine della discesa ripercorriamo di nuovo la salita al Convento e asfalto ma stavolta ci fermiamo prima per l’ultima discesa di giornata.
NOVIZIATO
Concludiamo con la classicissima discesa che chiude sempre i giri dato che arriva fino in fondo, anche se l’ultimo tratto risulta in disuso con tante rocce mobili quindi si consiglia, una volta terminata la PS, di girare a dx e risalire per il sentiero che sbuca al convento dove a questo punto conviene anche parcheggiare il mezzo per iniziare il giro. Proponiamo quindi una traccia ad anello con partenza dal Convento, il dislivello cumulato è notevole ma si poò ridurre con recupero auto.
Video-sintesi
Argentario FLOW Line
NB: dislivello complessivo da Garmin 1.650+
La partenza è strategica: parcheggiamo al centro sportivo in località Pozzarello, alla base dell’ultima discesa che chiuderà l’anello. Da qui ci si scalda dolcemente lungo il lungomare fino a Porto Santo Stefano, dove una sosta per la colazione con vista porto è praticamente d’obbligo prima di affrontare la salita. Si comincia a salire su asfalto, poi su carreccia fino al Valico, e la strada si fa via via più panoramica: lo sguardo si apre sull’Isola del Giglio e sul Tirreno, e ci si ritrova presto immersi nel paesaggio tipico dell’Argentario, tra macchia mediterranea, uliveti e muretti a secco.

Dal Valico, una prima discesa su carrareccia – breve ma scenografica – introduce alla seconda salita, lungo la Via Vicinale dell’Argentiera, antico tracciato che deve il suo nome ai giacimenti di galena argentifera (da cui “Argentario”) un tempo presenti nella zona. Era questa infatti un’area storicamente interessata da piccole attività estrattive, che hanno lasciato tracce nei toponimi e nella memoria locale.

Un po’ di sali e scendi e veniamo al piatto forte della giornata…
SENAL
All’imbocco del trail si capisce subito che non si tratta di un sentiero qualunque. È un canyon naturale modellato con sapienza per diventare una macchina da adrenalina. La prima parte presenta tratti ripidi ma sempre scorrevoli, con fondo compatto e grip eccellente: un invito a mollare i freni. Le curve sono spondate con cura, permettendo di impostare traiettorie rapide e sicure. Le rampe per i salti, ben costruite e distribuite, consentono di staccare da terra in modo progressivo, senza mai mettere in discussione il controllo.
Nel tratto centrale il trail si fa più variegato: si entra nel greto di un torrente in secca dove è stato ricavato un rock garden naturale, tecnico il giusto, ma sempre con linee leggibili. Qui si susseguono stretti rilanci, cambi di pendenza e direzione, in un flusso continuo che tiene alta l’attenzione. Il tracciato è stato curato con una logica quasi enduristica, ma con uno spirito giocoso che lo rende accessibile a molti, e appagante per chi ha buona padronanza del mezzo.

Usciti dall’adrenalinico canyon di Senal, risaliamo su asfalto seguendo in parallelo il sentiero, fino a sbucare in località Case dell’Olmo, dove la vegetazione si apre e lascia intravedere nuovi scorci sull’entroterra. Da qui ci addentriamo verso l’interno, alternando tratti di carrareccia a sentieri in salita. La progressione richiede un po’ di gambe, ma la varietà del fondo – tra pietre, tratti più morbidi e qualche sezione tecnica – tiene alta l’attenzione fino a raggiungere Poggio Tondo, punto di snodo per la seconda discesa della giornata.
Forte Stella
In realtà, la discesa vera e propria tarda ad arrivare. I primi chilometri sono un continuo saliscendi, con tratti in discesa interrotti da rampe brevi ma ripide in salita, da affrontare con precisione tra rocce affioranti e radici: qui l’equilibrio e la gestione del peso sono fondamentali per non mettere il piede a terra. È una sezione che premia la tecnica e che, se affrontata con ritmo, regala grandi soddisfazioni.
Poi, finalmente, il trail si distende nel bosco: il fondo si fa più veloce e le linee si leggono bene anche a velocità sostenute. Si sfreccia tra gli alberi, planando letteralmente sulle rocce affioranti e attraversando canaloni modellati dall’acqua e dal tempo – piccoli crepacci e solchi profondi che danno al percorso un carattere selvaggio e “naturale”, senza mai essere eccessivamente impegnativi.

Il tratto finale è una piccola perla: ci si ritrova sulla costa, la vegetazione si dirada e il sentiero inizia a scendere con decisione vista mare. Il fondo cambia ancora: diventa più friabile, scavato in alcuni punti, e richiede attenzione nella guida. Ma è proprio questa alternanza tra controllo e libertà, tra tecnica e velocità, che rende la discesa entusiasmante. Il panorama accompagna ogni curva e l’azzurro del mare si fa sempre più vicino, fino a quando si sbuca davanti al maestoso Forte Stella, nei pressi di Porto Ercole.

Da qui ci aspetta la risalita più lunga della giornata: un traverso completo del versante meridionale del promontorio, che a tratti sembra non finire mai. Ma ogni tornante, ogni rettilineo in salita, viene ricompensato da scorci da cartolina: sotto di noi, calette nascoste affiorano tra le scogliere, immerse in un mare turchese che sembra dipinto. È l’anima dell’Argentario, ruvida e generosa, dove il bosco incontra il mare e la fatica si scioglie nell’incanto del paesaggio.
È qui che si percepisce la storia profonda di questo promontorio. Un tempo isola, l’Argentario fu unito alla terraferma dalle lingue sabbiose del Tombolo della Giannella e della Feniglia, modellate dal mare e dai venti. Le sue coste frastagliate erano rifugio per pescatori, monaci e persino pirati; ancora oggi, si dice che alcune delle grotte marine visibili dall’alto fossero usate come nascondigli dai corsari.
Arriviamo di nuovo a Case dell’Olmo, piccolo nucleo rurale immerso nel verde, punto di snodo delle vecchie vie vicinali e memoria del paesaggio agricolo tradizionale dell’Argentario. Ripercorriamo per un tratto il sentiero fatto all’andata, fino all’imbocco dell’ultima discesa, quella che, già dal nome, promette di chiudere col botto.
Gas In Fondo
È davvero la più spettacolare !!!
Si parte da un tratto in cresta, su terra rossa e con frequenti rocce affioranti: un equilibrio perfetto tra grip e scorrimento. Ai lati, lo sguardo spazia sul Tirreno aperto, con scorci che in certi momenti tolgono il fiato più della fatica. Poi il trail piega verso il basso e si fa lungo, ripido, sinuoso. Una serpentina infinita di curve strette, quasi sempre su fondo smosso e insidioso. Verrebbe voglia di mollare i freni e lasciarsi andare, ma è proprio qui che il sentiero pretende rispetto: la traiettoria va letta curva dopo curva, e l’eccesso di entusiasmo può trasformarsi in un volo non programmato verso qualche caletta sottostante.

Gas in fondo è l’essenza stessa del riding all’Argentario: tecnico, spettacolare, coinvolgente. Una degna conclusione per un anello che, pur essendo la variante “flow”, non ha nulla da invidiare al tracciato più hard. Qui non si vince con la forza, ma con la testa, la tecnica e la voglia di galleggiare tra terra e mare, fino all’ultimo metro.
Video-Sintesi
Raccolta fotografica
