L’escursione da Cesacastina al Monte Gorzano, con rientro sul Sentiero Cento Fonti è un’esperienza che rimane nel cuore. È un viaggio che attraversa paesaggi mozzafiato, che mette alla prova il corpo e riempie l’anima di bellezza e serenità. Un’avventura che, iniziata in un piccolo borgo semi disabitato, porta alla scoperta delle meraviglie nascoste della natura, in un connubio perfetto tra fatica e bellezza, tra sfida e meraviglia.
La traccia del percorso
Dalla piazza di Cesacastina si parte affrontando subito le prime pendenze che si snodano tra boschi di faggi e radure fiorite. Pedalare qui è un’esperienza unica, il silenzio è interrotto solo dal canto degli uccelli e dal fruscio delle foglie.
Una comoda carrareccia si arrampica dolcemente ma con decisione, offrendo panorami sempre più spettacolari man mano che si sale.
Le prime ore di pedalata portano attraverso paesaggi variegati: prati montani, boschi ombrosi e radure dove la vista si apre su vallate sconfinate. L’aria si fa più fresca e limpida, il respiro si sincronizza con il ritmo della pedalata, e ogni curva svela nuovi scorci mozzafiato.
Percorrendo i sentieri che conducono al Monte Gorzano si può quasi percepire il respiro della Terra. Ogni metro rivela un capitolo della storia geologica dell’Appennino centrale. Le rocce sedimentarie, che costituiscono il cuore del monte, sono testimoni silenziosi di un antico mare che, milioni di anni fa, lambiva queste terre. Sono principalmente calcari, marne e arenarie, depositate nel corso del Mesozoico e del Cenozoico.
Un tratto distintivo di questa zona è la presenza delle Arenarie della Laga, formazioni stratificate che, come le pagine di un libro, raccontando la storia di antichi fiumi che trasportavano sabbie e detriti verso un profondo bacino marino. I geologi, esplorando queste stratificazioni ben definite, possono leggere nelle rocce la vita di un’era ormai scomparsa, trovando fossili marini che sussurrano storie di un passato remoto.
A preoccupare, però, non è tanto il passato, quanto la condizione meteo del presente. La precipitazioni previste in serata sembrano presentarsi con un certo anticipo, e ci affrettiamo a raggiungere il rifugio prima che inizi il diluvio.
Eccoci, bici al riparo, il cielo diventa sempre più minaccioso, si odono fragorosi tuoni in lontananza.
Il rifugio è chiuso, ci prepariamo al peggio utilizzando una vecchia porta come riparo.
Fortunatamente il temporale ci grazia, passando vicino senza colpirci, possiamo continuare l’ascesa approfittando dell’aria più fresca.
Qui il paziente scultore della natura ha fatto davvero un capolavoro, modellando il fianco del monte in modo che si possa guadagnare la vetta in sella. Le acque, il vento e gli agenti atmosferici hanno creato un paesaggio mozzafiato. Camminando tra queste meraviglie, ci si sente come esploratori in un mondo antico, dove ogni pietra racconta una storia e ogni panorama toglie il fiato.
Visitare il Monte Gorzano non è solo un’avventura fisica, è un viaggio nel tempo, un’occasione per connettersi con le forze primordiali che hanno forgiato il nostro pianeta, per ammirare la bellezza cruda e selvaggia di una natura che racconta la sua storia attraverso le rocce. Ogni pedalata, ogni sguardo, è un invito a scoprire i segreti nascosti di questo gigante silenzioso.
Il flysch del Monte Gorzano è una specie di meraviglia geologica, una formazione sedimentaria unica che si presenta come un’alternanza ritmica di strati di arenaria, marna e argilla, una straordinaria registrazione delle vicende geologiche passate. Questo massiccio montuoso, infatti, è il prodotto della collisione titanica tra la placca africana e quella euroasiatica, una forza immane che ha sollevato e piegato le rocce, creando un paesaggio di creste affilate, valli profonde e pendii vertiginosi.
Le pieghe delle rocce, orientate generalmente in direzione nord-sud, sono il segno delle immense pressioni che hanno plasmato l’Appennino. Le faglie, tanto normali quanto inverse, rivelano i continui aggiustamenti tettonici che hanno scolpito questo territorio. Ogni formazione rocciosa, ogni strato sedimentario, è una pagina del libro della Terra, scritta con la forza delle montagne.
Dopo la dura salita, si arriva finalmente alla vetta del Monte Gorzano. Qui, a 2.458 metri di altezza, il mondo sembra diverso. La cima offre non solo viste spettacolari, ma anche un inatteso momento di convivialità con un simpatico gruppo di trekkisti che dividono con noi una gustosissima genziana artigianale (Vedi il video).
Il panorama è a 360 gradi: a nord, i Monti della Laga si distendono in una serie di creste frastagliate.
A sud, si intravede il Gran Sasso con la sua maestosità. L’orizzonte sembra infinito, e qualche nuvola sparuta la possiamo addirittura toccare.
Dopo aver goduto della vetta, iniziamo a scendere, lasciandoci alle spalle le ultime tracce di neve. Mi pervade un senso di libertà assoluta, la natura intorno a me sembra respirare, viva e pulsante, e io sento di farne parte, assaporando ogni istante di quella straordinaria avventura.
Dopo un primo tratto molto ripido e roccioso, che costringe spesso a scenere di sella, l’escursione continua sul Sentiero Cento Fonti, una delle gemme nascoste dei Monti della Laga. Questo sentiero è famoso per le sue numerose sorgenti e cascate che, soprattutto in primavera, con la fusione dei nevai, rendono il percorso un vero paradiso d’acqua.
La discesa inizia dolcemente, attraversando prati verdi punteggiati di fiori selvatici. Man mano che si scende, il suono dell’acqua diventa una costante compagnia.
Ogni tratto del sentiero riserva meraviglie inattese: pozze d’acqua cristallina dove potersi rinfrescare, massi coperti di muschio che sembrano usciti da una fiaba, e vedute panoramiche capaci di togliere il fiato. Il percorso si snoda attraverso una natura lussureggiante, dove il verde vibrante degli alberi si fonde armoniosamente con il blu limpido dell’acqua e le delicate pieghe grigie e ocra delle antiche rocce stratificate.
Ritornando verso Cesacastina sul sentiero Italia, la percorrenza si fa più dolce, permettendo di rilassarsi e di riflettere sull’avventura appena vissuta. Arrivati al borgo, centosessantasette anime in tutto, si ha la sensazione di aver compiuto un viaggio non solo fisico, ma anche spirituale, un ritorno alle radici, alla natura, e alla pace interiore.