Con il mio amico Cristiano, compagno di tante avventure, nonché MacGyver di ogni situazione, abbiamo ideato questo giro lavorando su alcune tracce di un agguerritissimo gruppo ciclistico locale, i BikerSorani. Abbiamo disegnato qualcosa di più adatto a noi che siamo leggermente più flow, diciamo così ! …e devo dire che ne è venuto fuori uno tra gli itinerari più belli fatti di recente. Bei luoghi e magnifici paesaggi, ma vedere da vicino i rottami di un vecchio aereo schiantatosi sulla montagna negli anni ’60 ha rievocato anche gli eventi tragici accaduti in questi luoghi. E’ un giro che richiede grande impegno fisico, con dure salite, a tratti in portage, ma che regala anche 9 chilometri di discesa elettrizzante, a tratti molto tecnica, per la gioia dei discesisti più esperti.
N.B In tutto il percorso non ci sono fonti d’acqua e conviene portare almeno 2 borracce o una sacca idrica capiente.
Si parte da Sora per quasi 5 km di pianura, poi comincia la dura salita, raramente sotto il 10% con punte che sfiorano il 27%, ma si pedala su un pavé lastricato e con un discreto allenamento si sale bene.
Procedendo piano, senza strafare, si supera tutto, e si ha pure il tempo di ammirare nei dettagli i magnifici faggi secolari e la splendida natura che si attraversa.
Giunti al Rifugio Trombetta facciamo una breve sosta, poi ripartiamo in salita, c’è ancora qualche tratto duro, poi la strada comincia a essere più pedalabile, ma al km 21,5 la pacchia finisce.
Si abbandona la strada per affrontare i 2,5 chilometri di portage che ci separano dalla vetta del Monte Serra Alta, a 1.710 metri di quota, nella piccola catena montuosa della Serra Lunga. Un ora abbondante di spingismo impegnativo, ma arrivati alla grande croce al km 23,5, nel bosco, c’è il relitto del vecchio Douglas DC-3 schiantatosi in una tragica notte del 30 marzo 1963.
Un residuato bellico del ’45 convertito al trasporto passeggeri, in volo sulla rotta Pescara – Ciampino, colto alla sprovvista da un violento temporale e con la strumentazione in avaria, il pilota, credendo di intravedere in lontananza le luci di Roma, iniziò una manovra di atterraggio che lo condusse a schiantarsi sulla cima del monte, dove perse la vita insieme a cinque passeggeri ed altri due membri dell’equipaggio.
Ma oggi l’aria è tersa e si gode di una vista spettacolare su Val di Comino e Valle di Roveto, e la fatica viene ripagata !
Dopo la sosta contemplativa ci si avvia per la lunghissima ed emozionante discesa che si raccorda al sentiero del Brigante Chiavone.
Avremmo voluto raggiungere le grotte dove i briganti si rifugiavano per spartire il frutto delle scorribande, ma d’inverno, con le giornate brevi, non ci potevamo concedere altri venti minuti di salita a spinta, con adeguata sosta esplorativa, e arrivati al bivio abbiamo proseguito in discesa, altro buon motivo per tornarci in primavera.
E’ un trail che dà grande soddisfazione agli amanti delle discese tecniche, un soft-rock, a tratti più hard, di circa 9 km, che mette alla prova ma che regala anche tanto divertimento.
Consigliamo di tenere sempre d’occhio la traccia sul GPS, perché il sentiero non è sempre ben segnato.