lunedì, Aprile 29, 2024
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Dedico questo resoconto a Gaspare.
Per aver letto ragione, nelle bugie del caos.
E a chi, insieme a lui, ha saputo interpretare e risolvere quello che il capriccio della Natura aveva solo posto come rebus. Grazie ragazzi!

Sono le h 1:20 di un giovane sabato.

Un ticchettio costante, si instilla nella mia testa; svegliandomi. Sono gocce di pioggia giù dalla grondaia, amplificate dal timpano della parabola satellitare in balcone. Mi alzo, di colpo; quasi cado a terra ancor prima di aver capito in che dimensioni mi trovi. Mi desto di colpo quando, osservando fuori dalla finestra, non posso che storcere il naso per un temporale in atto. Il pensiero va subito all’evento in quel di Cerveteri. Penso alle rocce, al terreno che non conosco e che… temo simile a Tolfa. C’è poco da fare; mi rimetto a letto. Pioverà fino alle h 4:30.

Ore 5:30!

Levateccia e… ad accogliermi, un cielo costellato di punti pulsanti. Non una nuvola, solo una leggera nebbiolina. Ok; voglio crederci!

Vestizione, mega-colazione, carico bike on_board e… su a Frascati da Fabio. Me lo vedo uscire da casa con il broncio. Dal labiale al vento, capisco qualcosa non lo rende felice ahaah! Morale: avendo lasciato alcune cose, protezioni e zaino comprese, fuori in terrazza… data la pioggia inattesa, ecco: tutto ben zuppo!

Facciamo finta di niente, e si parte.

In meno di 1h siamo sul posto. Soli. Al cospetto della necropoli Etrusca di Cerveteri.

In effetti, avendo anticipato il rendez-vous di mezz’ora…

Ebbene, vaghiamo come cani disorientati cercando di scorgere il branco all’orizzonte. Ed ecco che, pian piano, il parcheggio si popola di taaaanti randagi. Eravamo quanti: 39?!

Siamo tutti!

Iniziano così a formarsi i primi gruppi pre-start. Io e il mio dei “Movimentocentrale”, curiosiamo presso i tumuli sepolcrali. Cazzeggio, penne; derapate. Ci si scalda quando… «Ragazzi! Si parteeee…»

E sia!

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Dopo un dolce trasferimento su sterrata, tra verdi campi, intraprendiamo un trail che pian piano tutti ammutolisce. Dapprima su roccia smossa misto fissa, ci impegna poi in destreggi circensi per poi legarci le gambe lungo rampe abbestia de Satana.

Strada facendo, il presagio degli oracoli si manifesta con la carcassa di un cervo a terra. Momenti di silenzio; gli dei sono in collera con noi, per aver profanato i sacri colli!

Così, scesi dalle bici, si spinge lungo una appettata di tutto rispetto tra rocce fisse e viscido postumo l’umidità notturna. Suvvia, non sarà di certo una salita a farci indietreggiare. Così, ci compattiamo tutti su di un “altopiano” da dove (momento romantico) si può scorgere il mare. Percorse poche altre centinaia di metri, eccoci all’imbocco della prima discesa.

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Il Dragone

Nella mia mente, il sentiero appare così: come un drago; di quelli legati alle mitologie cinesi. Tortuoso, ci impegna sulle sue scaglie insidiose in un susseguirsi di passaggi in curva in discesa, poi brevi rilanci, ed ancora da pedalare in equilibrio. Scaloni, compressioni e canali. Il tutto, circondati da fitta vegetazione; tipica della macchia mediterranea.

Terminato il primo tratto, si seguita lungo un singletrack di mille rilanci; nel bosco. In un mix di velocità, si sfila tra i fusti degli alberi. Molto divertente e appagante.

In alcuni momenti, mi sento quasi a Punta Ala.

Sbucati in prossimità di uno slargo, si prosegue per il secondo trasferimento per la rispettiva discesa. C’è da dire che il giro non ti regala nulla, in termini di impegno richiesto in pedalata ma… sarà per la novità, sarà anche per la temperatura mite, fatto sta che si pedala che è una favola e allora, un colpo di pedale dopo l’altro, eccoci lasciare la carrareccia per un trail stretto che pare a tratti esser caffè macinato. Di colpo, mi rendo conto trattasi dell’opera laboriosa di chi, prima di pretendere, se lo suda un trail. Così, in salita nella macchia, si raggiunge lo start della seconda discesa. E qui, è apoteosi…

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le Giostre

«Questo trail, nasconde qualcosa; me lo sento» Auto.cit.

Ebbene, si parte.

Dopo un primissimo tratto in pedalata tecnica su roccia rada, inizia la discesa: quella vera. Il benvenuto è su terra; poi rocette poi… roccioni! Di colpo, tornanti in discesa su roccia con interessanti scaloni ed ancora rockgarden da sbooo!. Se ne esce su curva stretta ed ancora… ed ancora… Giostreeee! Inizia un susseguirsi di sponde da sentirsi male, in discesa. Veloci che ti schiacciano. L’eccitazione è tangibile e con Cristiano Betti El Toro come spaccasassi davanti, scendiamo a tutta e a vista lungo qualcosa di davvero troppo figo. Il terreno trovo sia ottimo, anche se ancora giovane e soffice. Sembra terra di riporto da concime, di quelle ricche di humus. Dopo tratti veloci, ecco di nuovo rocce e poi compressioni, gobbe e… caxxo che me pia er coccolone per la felicità. E chi se lo aspettava?!

Ok, ok… STOP!

Ci si accorpa tutti.

Seguitiamo allora verso il destino.

“Salite dolci” Cit. Rogerio.

Robe al 20% se non oltre.

Ok; siamo di nuovo ai “pratoni” del mattino, allo sbocco della prima discesa. Qui, dal momento è davvero presto (h11:40) si decide se:

  1. andare alle auto;
  2. bissare la discesa;
  3. raggiungere le Cascate.

Ebbene, insieme ad altri, Alberto e Rocky (lacrimuccia) volgono al termine del giro. Il Kaiser, sente echeggiare il battito del cuoricino del Bocia™ (il piccolo Pietro, suo figlio) mentre Mark, un poco influenzato, anche se combattuto se continuare o meno, preferisce sentire il consiglio del corpo. Noi altri, in molti, ci dirigiamo alla volta delle cascate!

Percorso quindi parte di uno dei sentieri boschivi battuti al mattino (disponibili due varianti: single-track nel bosco o greto) dai e dai, dopo qualche strappo “magnacore”, seguiamo lo scrosciare dell’acqua; sempre più forte. Come fossero sirene con Ulisse, ci ammaliano e in poco eccoci a percorrere un breve trail, un poco esposto, con parete di roccia sulla destra prima di scendere lungo le rive ai piedi della cascata.

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Magia

Sì, magia.

Non mi aspettavo nulla di così bello. Non in un posto del genere, se pur già fantastico di suo. Quel salto, carezzando il frontone prima di infrangersi nello specchio d’acqua. Bellissimo, ancor più perché valorizzato da un arcobaleno. In alto, un fazzoletto blu di Prussia. Il cielo. Vegetazione e rocce, schiamazzi e foto. Alberi di sughero sorseggiar il ripetersi del tempo. E son felice. E daje no!

Ma il tempo, si sa: non si ferma nella vita reale.

Così, rimontati in sella, affrontiamo una rampa della madonna fino a culminare sul carapace di una testuggine millenaria. Ops, un dorso di roccia. Da li, Gaspare ci avverte di una nuova discesetta. Ricordate: “discesetta!”

Così, in tranquillità, partiamo scialli ma… di colpo, la “discesetta” si mostra nel suo carattere impetuoso, psichedelico e scomposto. Pare la collera fatta roccia. Non dura molto ma si fa sentire su gambe e braccia. Super divertente, termina al cospetto di un fontanile sdraiato su di un verde prato. Li, ci si riprende un poco sorseggiando acqua fresca tra i muschi brillanti, prima di guadare un ruscello e… sì, il buon Gaspare ci avverte che di lì a poco TADAAA! avremmo a che fare con un’altra di-sce-sa! Slurp! Ci si immagina il trail a sballo inizi subito, invece ci beffa con un tratto in salita in sigletrack ma poi… è orgasmo di massa ahaha!

La Vena

Insomma, così al volo mi vien da pensare a dei globuli rossi (noi) che in pressione viaggiano a folli velocità pompati in vena dal cuore. Ecco, la vena altri non è che un caxxo di stupendo tortuoso canale di roccia.

Veloce, velocissimo… non ti molla un attimo. Stretto a tratti, poco più largo in altri e poi di colpo verticale e a scaloni tra rocce e radici. Non ci capisco più nulla ma una cosa è chiara: me s’è fatto duro! Preso dall’eccitazione, imbocco una curva a cannone e di colpo mi sparo non so quanti metri in scivolata sul fianco sinistro; poggiando unicamente sulla mano, fino ad arrestare la folle corsa ahahah! “Mission Impossible” me fa ‘n baffo! Il buon Mirko esclamerà: «caxxo che Jolly ahahah! Ma come diamine hai fatto a riprenderla?!».

Ma non c’è tempo da perdere: non voglio far scendere i battiti al di sotto dei 190bmp.

Mi sento invasato, navigo a vista; disegno traiettorie creative per mantenere velocità e aderenza e in tutto questo, godo come un porko assassino! Questa discesa è semplicemente una goduria. Il canale di roccia, alterna tratti in falso piano a strettoie da affrontare come ne “L’Allegro Chirurgo”. Ergo: se sbagli, salta tutto in aria! E sei out of game.

Ma nessun orgasmo, è per sempre. Ahimè!

Così, dopo l’ultimo tratto ripido su roccia, dopo un tornante quasi a gomito, eccoci alla fine del trail. Di fronte a noi, una parete di roccia di proporzioni bibliche e sotto, l’impeto del torrente fattosi adulto.

Seguitiamo così, fino a raggiungere una seconda cascata. Ben più grande e un poco mistica, intimorisce per via di un’insenatura e… la fantasia mi sussurra di un tempo in cui […] Seguitiamo e di colpo, sulla sinistra, ruderi di antichi insediamenti che suppongo tardo romani o medievali. Quasi un villaggio fantasma. (basti pensare che Cerveteri risale al IX secolo a.C).

Insomma, questo giro ha qualcosa di unico e penetrante. Ti sbalza nel tempo, senza preavviso.

Siamo ormai di nuovo all’aperto, in una gola; diciamo. Le pareti di roccia sulla sinistra suggeriscono antichi cataclismi mentre, sulla destra, verticali in tufo mi vengono indicate da Gaspare come punto orientativo dell’origine della discesa appena lasciata. Fantastico.

Così, mentre ammiro questa composizione, una poiana volteggia sulla destra, distante da non più di cento metri. Esclamo la sua presenza come un pazzo ma chi mi conosce sa quanto sia affascinato dai pennuti. Evitiamo battute del… ahaah!

Ok, di colpo Gaspare volta a destra e, dopo un ripidello, eccoci passare sulla costola di un muro di infrangimento del torrente; utile anche come ponte di collegamento con la riva opposta. Una volta dall’altra parte, il buon Gaspare mi guarda e fa: «ok, ora ci aspetta una salita: e che salita!». A farla breve, ci tocca per la seconda volta quella serie da 2 rampe abbestia al 20%. Ok, è una delle tante prove di fede per la MtB. Testa china e… pedalareee!

Di nuovo ai pratoni, per la terza volta, copriamo la distanza che ci separa dal parcheggio e siamo a fine giro. Laviamo le bike con le nostre lance portatili, salutiamo la ciurma e si va in cerca del premio del campione.

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Raggiunta Cerveteri centro, io, Mirko e Fabio ci imbattiamo in un paninaro ambulante in piazza. Certo “Mario & Figli”. I figli?! Due gemelli, ex-palestrati dalla curiosa rasatura dietro la nuca, ci accolgono e, alla domanda di Mirko: “capo, che ce fa da magnà?!” uno dei due replica: «Quello che te pare: c’avemo tutto!”. E lì, entriamo in un limbo di consumo bramoso ed ancestrale di… carnediporko. I “Gemelli”, fieri delle loro produzioni genuine, non fanno che farci assaggiare lonze, salsicce di maiale e cinghiale; coppa con scorza d’arancia e di quanto porko ci si possa ingozzare.

Insomma, ci offrono parte del pranzo ahaah!

Ingordi quali siamo, ordiniamo ugualmente dei bei paninozzi con porchetta calda… ovviamente sempre di loro produzione. In tutto questo mangiare a mani nude, con la terra tra i denti, il più svalvolato dei due Gemelli ripete ogni cinque minuti: “che vi preparo?!” e noi: “3 panini con la porchetta”. Ebbene, dopo avercelo chiesto non so quante volte… eccoli sti benedetti e succulenti paninozzi. Pagata la conta, fuggiamo il covo dei Gemelli Polifemo per spalmarci sulle scale del castello. Al sole, con tutto quello che occorre; ovvero, relax mangereccio!

Baci e abbracci.
Si ritorna a Roma!

Che dire ragazzi?!
Beh, ho detto tanto, spero non troppo oltre il gradito ma lo sapete: me parte l’embolo con il PUNTO. Son memorie per quando non ne avremo. Ragion di più dopo eventi che tanto mi trovano in grazia. Un giro che, lo ammetto, avevo preso con scetticismo… si è rivelato essere completo, stupendo nei paesaggi ed unico per questo. Impegnativo se lo si vuol fare tutto in sella, nei limiti dell’infarto, e godurioso per quel che concerne le discese che, a mio avviso, la farebbero in barba a tante altre più blasonate. Parliamo di una già realtà che, per come la vedo io, potrebbe crescere divenendo un punto di riferimento a due passi da Roma.

Grazie quindi, ancora una volta, per averci fatto da cicerone… caro il nostro Gaspare. Guida d’eccezione, gran manico, gran gamba; insomma, GRANDE!
ed ancora, ai ragazzi di bicinatura, per aver raccolto una così numerosa partecipazione, avvalorando ancor di più la promozione del territorio e delle sue innumerevoli risorse.

Chaire!

«[…] un tale, raggiunte le mura, chiese il nome della città. Una delle sentinelle tessale, invece di rispondere alla domanda lo salutò esclamando: “chaire!” (forma di saluto greca). Avendo pensato che fosse un presagio, i Tirreni cambiarono il nome della città conquistata. » (Strabone, Geografia, V, 2,3.) fonte: Wikipedia

Fin!

Il “PUNTO” dell’evento è a cura di…

Kyashan Yosa Buson del Gruppo “Movimentocentrale”

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