domenica, Aprile 28, 2024

Impresa epica, iniziata con la pioggia, massacrante, un giro di 70 Km nel settore sud-orientale del Parco dei Lucretili, tra Saracinesco, Percile, Licenza, Roccagiovine, con scalata a tre vette per un totale di 2.460 metri di dislivello cumulato ed una discesa su pietraia a fine giro, al 64° chilometro, quando le gambe cominciano a tremare…

Il percorso

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Punti di interesse

  • Vista sulla valle dell’Aniene dalla salita verso Saracinesco
  • Centro storico di Anticoli Corrado
  • Lagustelli di Percile
  • Percile (Fontana centrale e Chiesa di S. Anatolia con i suoi affreschi cinquecenteschi)
  • Roccagiovine
  • Monte Follettoso e i suoi boschi lussureggianti

L’escursione

Lunga e faticosa pedalata in Mountain Bike nel versante meridionale dei monti Lucretili. L’itinerario si snoda intorno a tre vette ed offre scorci panoramici sulla valle dell’Aniene, attraversando paesi con interessanti centri storici e, soprattutto, bellissimi fontanili d’acqua buona e fresca. Per chi vuole faticare in salite belle toste e sfrecciare su pietraie smosse in discese è l’itinerario giusto. Bellissime piazzette sospese nel tempo offriranno poi l’occasione giusta per brevi soste rigeneratrici.

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Nella prima parte si assaggiano le medie pendenze di asfalto e sentieri dei Monti Ruffi. Il tempo è pessimo. Nubi scure e temperature autunnali preoccupano poco il gruppo che velocemente prepara le bici nel parcheggio di Vicovaro Scalo. Il calendario segna 3 agosto 2014. Inforcate le bici, si passa sulla parte sinistra dell’Aniene a sud dei Lucretili. Aggrediamo le pendici del monte Macchia che con la sua cima di 1135 m. sovrasta il paese di Saracinesco. La salita per fortuna è tutta su asfalto e con pazienza e pedalata costante si arriva ad un belvedere dal quale si può ammirare nel fondovalle il fiume Aniene scivolare verso Tivoli. Inizia la pioggia, insistente e forte ma la determinazione di tutti noi bikers ci porta velocemente a Saracinesco, il punto più alto raggiunto in questo versante. Si segue una carrareccia pietrosa che scende lentamente lungo i fianchi del monte Macchia e del monte Rotondo per giungere al paese di Anticoli Corrado. Ci fermiamo per un caffè ad un bar della piazza centrale. Il paese è noto per aver dato i natali nel secolo scorso a bellissime donne, modelle ed attrici e per aver ospitato per anni importanti artisti stranieri, soprattutto pittori. Ricordi storici ormai. Scattiamo alcune foto e riprendiamo a pedalare verso il fondovalle.

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Si percorre ora la ciclabile dell’Aniene. Purtroppo è maltenuta. Ai lati del sentiero una vegetazione intricata nasconde il fiume alla vista e bisogna farsi spazio tra i rovi per accedere agli argini. In compenso alcune aree attrezzate con barbeque permettono tranquilli picnic per abbuffate di carne. Si attraversano per fortuna anche un paio di ponti e in quei punti l’Aniene finalmente si concede ai nostri occhi: un torrente pieno di alghe e piante discretamente pulito. Il pensiero ripercorre la storia di questa valle ricchissima di acqua. Intorno a noi sotterranee corrono le gallerie di ben quattro acquedotti romani, che portavano le acque limpide e cristalline dai monti dell’entroterra all’assetata Città Eterna. Si tratta di eccelse opere di ingegneria idraulica. Gallerie chilometriche (l’acquedotto più lungo misurava più di 80 km) con opere esterne (ponti, vasche di pulizia ecc) andate quasi completamente distrutte. Alcuni resti si trovano in località Arci, frazione di Tivoli, ma il nostro tragitto non le include.

Ascesa ai laghi di Percile attraversando il paese di Cineto. Passiamo sulla destra orografica dell’Aniene e giriamo per Cineto. Iaco buca per la terza volta proprio sotto un viadotto dell’autostrada A24 (la Roma – l’Aquila). Contemplando il viadotto, si capisce quale sarà una dello opere ingegneristiche del secolo scorso che stupiranno i posteri: i possenti pilastri in cemento armato dei viadotti autostradali. Mentre Iaco gonfia la gomma, sollevo la testa verso l’alto per seguire questi pilastri altissimi e le corsie stradali sembrano due fettucce piccole e lontane. Impressionante! Riprendiamo a salire. Arrivati a Cineto, l’asfalto diventa prima cemento, poi fondo pietroso e sconnesso. Si continua a salire con pendenze sempre più proibitive. Infine chi ancora in sella, chi a piedi si scavalla e dopo una piccola pausa, sotto un sole ora caldo e costante, si scende verso i laghi di Percile. Una costruzione chiusa, forse sede di un bar o ristorante accanto al laghetto testimonia un passato vitale, abbastanza  frequentato dei posti. Noi, probabilmente a causa del mal tempo previsto, incontriamo una sola coppia di trekkisti. Inizia una tortura. A ridosso dei temporali (fonte wikipedia) le femmine Tafano diventano aggressive e succhiano sangue per le loro uova. A me e a Iaco ci riempiono di punture, ma sembrano spilli conficcati. Le zanzare al confronto sono dei chirurghi. Fuggiamo ed arriviamo al paese di Percile. Visitiamo la piccola chiesa al centro del paese con i suoi affreschi cinquecenteschi. Al bar prendiamo un paio di birre per riprenderci e scendiamo per la Licinese direzione Vicovaro fino al bivio per Roccagiovine.

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Inizia l’ultima tappa, la salita al monte Follettoso e ritorno a Vicovaro. Al bivio per Roccagiovine si arriva poco dopo le 16:00 di pomeriggio. La stanchezza per le due vette già conquistate si sente ma la determinazione a completare il giro è intatta. Si affronta l’ultima salita lunga, costante, su asfalto fino a Roccagiovine, poi su cemento ed infine su sterrato pietroso. Si macinano chilometri ed arrivati al valico sotto il Follettoso continui ripidi saliscendi spezzano ulteriormente le gambe. La stanchezza prende il sopravvento e la discesa piena di massi, sassi che ci porta a Vicovaro stressa la muscolatura ormai sfinita. Altre tre foratura di Iaco e altri assalti di tafani assetati di sangue danno la sensazione che non ci sia una fine a questa epica avventura. Poi a sole tramontato Vicovaro appare insieme alla strada asfaltata, bella dritta in discesa filata, si arriva in velocità alle macchine.

Qualche bella discesetta

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