mercoledì, Maggio 8, 2024

Nell’estate del 2019 ho montato il mio primo telaio front da discesa, una Dartmoor Hornet 27,5 in alluminio. Inizialmente l’idea era di fare con lei i giri un po’ più tranquilli ma ben presto mi sono reso conto delle enormi potenzialità di queste bici e soprattutto del divertimento che ti danno in discesa. Alla fine sono arrivato ad affrontare con lei i sentieri più difficili ed estremi al punto da preferirla alla full in certi tipi di trail. Dopo quattro anni di maltrattamenti la Hornet aveva bisogno del meritato riposo e mi sono messo a cercare la sua sostituta. La scelta è ricaduta su un telaio in acciaio con geometrie custom, per la precisione un Marino.

L’idea di far fare un telaio su misura da zero mi ha subito convinto, mi sono sentito in grado di poterlo fare grazie all’esperienza accumulata in questi anni di mountain bike, poi la possibilità offerta da Marino di personalizzare qualsiasi cosa anche a livello estetico non ha lasciato nessun dubbio in me. Il telaio è stato pensato per fare lunghi giri all-mountain e per offrire il meglio di sé nelle discese tecniche. La prima cosa che salta all’occhio è la finitura row, cioè senza vernice, con saldature a vista e con il solo trasparente a proteggere il telaio.

Le saldature sono ben fatte e molto curate, nonostante si tratti di un prodotto completamente artigianale e quindi non saldato con i macchinari. A primo impatto il telaio sembra molto robusto e ben costruito. Il costo, escluse le spese doganali e inclusa la spedizione è stato di 550€. Il prezzo varia in base al tipo di personalizzazione.

Progetto e geometrie

Montaggio

Il telaio mi è arrivato a casa nudo e l’ho montato, come di seguito, riutilizzando tutti i pezzi della Hornet:

•Telaio: Marino Bike Custom in acciaio Chromoly 4130
•Forcella: Fox 36 RC2 da 160mm
•Guarnitura: Funn Enduro
•Corona (numero denti): Absolute Black 30T
•Deragliatore e cassetta: deragliatore Sram GX, cassetta SunRace 11-50
•Manettino: Sram GX
•Catena: SunRace
•Pedali: E-thirteen
•Reggisella: Ks Lev 150mm
•Sella: WTB
•Attacco manubrio: Funn 35mm
•Manubrio: Spank 785mm
•Manopole: Pro Grip
•Freni: Shimano XT due pistoni
•Dischi (diametro): Shimano Icetech 203 ant-Shimano Icetech 180 post
•Cerchi: Mavic 627 da 27,5 ant/post
•Mozzi: ant DT Swiss 240s-post Shimano XT
•Gomme: Maxxis Assegai 2.5 EXO+ ant-Maxxis Dissector 2.4 Max Terra EXO+ post con inserto Anaconda
•Peso bici completa: 15,3kg
•Peso telaio nudo: 3,2kg

Di seguito descriverò brevemente le prestazioni del mezzo nelle diverse situazioni.

Salita

La differenza tra alluminio e acciaio l’ho sentita immediatamente già dai primi colpi di pedale. L’acciaio è meno reattivo come materiale e nelle salite su asfalto o comunque lisce, l’alluminio sale leggermente meglio.

Le cose cambiano se andiamo su strade bianche leggermente più dissestate o ancor di più su salite scassate, la sensazione è di una bici molto più confortevole e sembra quasi di essere su una full con ammortizzatore in posizione chiusa. Nelle salite tecniche e ripide il Marino da il meglio di se, l’angolo tubo sella da 78 gradi aiuta molto e fa si che l’anteriore sia sempre ben piantato a terra. I 500 grammi di peso in più rispetto all’alluminio non li ho minimamente avvertiti (nemmeno in portage) e si sale belli spediti.

Discesa

Adesso passiamo alle cose serie. Nei primi metri di discesa ho avuto la sensazione di guidare una bici un po’ spenta, meno reattiva e quindi meno giocosa.

Ci vuole qualche km per abituarsi, bisogna essere molto più attivi nella guida, specie se siete rider a cui piace giocare. Come tutte le bici moderne bisogna guidare belli carichi sull’anteriore se si vuole avere un controllo ottimale del mezzo. Ho dovuto rivedere anche il set up della forcella giocando un po’ con le compressioni e il ritorno. I vantaggi dell’acciaio si sentono quando il fondo diventa roccioso, la maggior capacità di smorzamento si avverte e la bici è molto più morbida e di conseguenza più comoda e meno stancante. Sullo smosso la differenza è ancora più marcata e si ha la sensazione di maggior controllo del mezzo.

Sul ripido l’angolo sterzo da 64,5 gradi da molta sicurezza e si ha sempre la sensazione di pieno controllo, a patto di fidarsi della bici e quindi stare belli carichi in avanti. Nel misto e sullo stretto il carro corto aiuta parecchio e la bici gira molto bene. L’interasse da 1200 mm garantisce stabilità sul dritto e nei pezzi più veloci.

Conclusioni

La bici mi piace molto, sia esteticamente che a livello di prestazioni. In salita l’ho apprezzata molto fin da subito. In discesa bisogna prenderci un attimo la mano per sfruttarla a pieno ed abituarsi alla differenza di materiale.

In definitiva tra i due preferisco l’acciaio ma è comunque una valutazione molto soggettiva che cambia da persona a persona in base al proprio stile di guida.

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