lunedì, Aprile 29, 2024

Due giri nello stesso posto a distanza di due giorni l’uno dall’altro, e sempre per lo stesso sentiero, una volta in salita e la volta dopo in discesa, è cosa veramente strana e sicuramente qualcosa che non quadra c’è perché se un sentiero va bene a salire non va poi bene a scendere e viceversa. Stavolta però potremmo dire che “è l’eccezione che conferma la regola” in quanto il sentiero 7 che da Fonte Canale sale al Cafornia per Cimata Fossa dei Cavalli, che abbiamo percorso la prima volta in salita, ci è piaciuto così tanto che abbiamo deciso di risistemarlo e ripulirlo a dovere togliendo di mezzo centinaia di sassi che ostacolavano il passaggio e segnando passaggi dubbi e curve con omini di pietra, come Pollicino. Ripercorrendolo poi in discesa la volta dopo, a giudicare dai sorrisi a 32 denti di tutti i partecipanti, ne possiamo desumere che tutto il gran lavoro svolto è stato produttivo.

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Ma riavvolgiamo il nastro e partiamo dall’inizio. Tutto è nato dall’idea di ripercorrere la discesa nel Vallone della Chiave fatta dal grande esperto e conoscitore della montagna Mirco Cinghiale Foracappa, seguendo però una via di salita diversa dalla sua e da noi mai percorsa, che è appunto proprio il sentiero 7 del Cafornia. Così, lasciata l’auto a Corona di Massa d’Albe in una giornata stupenda e con il Cafornia in versione vulcanica

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ci fiondiamo sul sentiero E1 che tutto su stradone conduce a Fonte Canale.

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Questo dovrebbe essere il tratto tutto pedalato del giro, ma mai l’uso del condizionale fu più azzeccato, vero Gianluca ? ahahah

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Ebbene, i tratti pedalati sono veramente ridotti al lumicino, causa la pendenza molto elevata e il fondo inconsistente e sdrucciolevole, se ci aggiungiamo poi la secchezza del terreno per i mesi di siccità, il gioco è fatto e si spinge anche qui. Ma tant’è, arrivati a Fonte Canale e imboccato il sentiero 7, fatti i primi metri è subito amore a prima vista, tanto che qualcuno comincia a pensare di modificare il giro e rifarlo subito in discesa… beh il posto merita veramente con la Costa della Sentina che ci attrae come una sirena.

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E dall’altra parte la Piana del Fucino e i Monti Ernici

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e per finire il Cafornia che gioca a nascondino sopra le nostre teste.

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Il sentiero però è molto sporco e invaso soprattutto dalle pietre franate dall’alto.

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In salita si procede, tanto si sarebbe spinto comunque, il problema è la ciclabilità in discesa. Allora di comune accordo, senza nemmeno aver bisogno di pronunciare parola, decidiamo di dargli una bella sistemata, un sentiero così bello non può essere abbandonato a se stesso. Così, divisi in gruppi, posiamo la bici ed avanziamo liberando un tratto di sentiero dalle pietre, per poi tornare indietro a recuperare la bici, e procedere alla pulizia del tratto successivo. Un vai e vieni che rende l’operazione faticosa, ma che è anche occasione per testare il lavoro svolto montando in sella e pedalando in salita, su tratti che prima sarebbero stati difficilmente percorribili anche in discesa.

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Ecco ! Chi sta avanti lavora e pulisce e chi invece sta dietro testa il lavoro fatto, qualcuno lo sporco lavoro lo deve pur fare vero Barone ? 😀

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Un lavoro del genere ci fa perdere tempo ed energie e allora arrivati sotto la Costa Cafornia una sosta è veramente d’obbligo.

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Dopo più 3 ore di lavoro ininterrotto sbuchiamo finalmente sui prati sotto Cimata Fossa dei Cavalli

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il lavoro è terminato e il sentiero è stato tirato a lucido, qui devo dire che la tentazione di rigirare la bici e riscendere è stata forte ma l’attrazione per la Chiave, che non è quello che intendeva Stefania Sandrelli nel famoso film 😀 ha avuto il sopravvento e così, stavolta pedalando…

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Ci dirigiamo verso la cresta di Cimata Fossa Cavalli, il cui nome mai fu più scontato.

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Per arrivarci io e Stefano prendiamo una bella deviazione sulla sx del sentiero principale, che ci sembra meno ripida

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mentre Gianluca e il Barone decidono di seguire il tracciato CAI, più diretto ma molto più ripido.

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Scrutando il terreno in cerca del posto giusto dove mettere il piede, nella dura salita in portage, Gianluca scorge un magnifico esemplare di Vipera Ursinii crogiolarsi al sole in un’area dove la vegetazione è più rada. E’ un animale mansueto, che vive solo in alta quota, e fugge via al minimo allarme, rintanandosi in crepacci, cavità nella roccia o nella vegetazione più fitta. Si nutre principalmente di insetti e piccoli animali, lucertole e roditori e non è pericolosa per l’uomo, sia perché non è aggressiva e tende a fuggire, sia per la piccola quantità di veleno e le minuscole zanne. E’ un animale raro, a rischio estinzione, protetto da varie convenzioni internazionali, quindi se lo incontrate non temete, appena avvertirà la vostra presenza si allontanerà senza attaccare.

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Guadagnato il crinale lo spettacolo che ci si para davanti è notevole !

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C’è anche la prima neve di stagione caduta il giorno prima

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ma aimè anche questa parte di sentiero è da sistemare e allora, “abbiamo fatto 30, tanto vale fare 31”, altrimenti da qui in bici non si scende in sella !

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Ed eccola finalmente la sella del Cafornia, proprio da qui comincerà la oramai nostra discesa del sentiero 7.

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Il più è fatto, rimane soltanto da fare la famosa e conosciutissima cresta del sentiero 1 per il Monte Velino che però ha sempre il suo fascino.

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Purtroppo causa pulizia si è fatto molto tardi e anche stavolta dobbiamo disertare la vetta del Velino anche perché ci attende la parte sconosciuta del giro, con la discesa nel Vallone della Chiave, percorsa solo da Mirco in bici, che si prende dopo aver fatto per un breve tratto il sentiero 3 per il Sevice e il cui imbocco si trova proprio sotto il Costognillo.

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La discesa è segnata con bolli gialli ma non aspettatevi un sentiero scorrevole e pulito, qui si entra nel regno del wild più profondo e solitario, con i cervi di dimensioni enormi padroni indiscussi e assoluti del posto. Appena scesi un branco numeroso ha attraversato il sentiero più in basso scappando via, inoltre questo è il periodo dell’accoppiamento è gli unici suoni che riecheggiano nel vallone, a parte le urla di piacere del Tottero :D, sono i loro bramiti, uno spettacolo da lasciare a bocca aperta !

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A una prima parte dove bisogna slalomeggiare tra le rocce, segue un tratto molto tecnico con infiniti tornanti, molto impegnativi e chiusi a causa anche della fitta vegetazione che impedisce di vedere dove si mettono le ruote.

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Poi sotto Colle Cerretino abbandoniamo la traccia di Mirco, che scendeva per una “pietraia insulsa” (parole sue), e deviamo a sx per un bel single track scovato dal Tottero, prima wild e poi flow e pulitissimo e addirittura segnato CAI. E’ questa la famosa ciliegina sulla torta che in un batter d’occhio ci fa planare ad altissima velocità alle auto.

Quando solcherete con le vostre bici questo sentiero ricordatevi di Stefano Taini (il Tottero), Gianluca Proscio, Stefano Costa (il Barone) e StefanoScott che hanno dedicato un bel po’ del loro tempo farvi divertire su questo magnifico trail.

“ed è subito sera …” (Salvatore Quasimodo)

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Gallery fotografica HD

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