martedì, Giugno 17, 2025
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Monte Nuria – Infinite Flow Trail

Quello di oggi è un giro pensato per chi vuole godersela davvero in sella a una e-bike, gingillandosi con una lunga e appagante discesa, senza dover guadagnare la vetta spingendo la bici o con estenuanti sesioni di portage. La meta è la vetta del Monte Nuria, a 1.888 metri di quota, raggiunta seguendo un tracciato completamente pedalabile, immerso in un contesto naturale straordinario. Si sale attraversando castagneti secolari e boschi imponenti, con scorci panoramici che si aprono sulle montagne circostanti fino a perdersi sulle maestose vette innevate del Terminillo, della Maiella e del Gran Sasso.

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NB: il dislivello effettivo da Garmin è di quasi 1.700 metri, si prega di tenerne conto nella pianificazione del percorso

Si parte da Antrodoco con un tratto iniziale su asfalto, circa 5 km su strade secondarie, tranquille e immerse nel verde, che permettono di entrare gradualmente nel ritmo del giro e godersi la quiete della valle. Poco dopo si abbandona l’asfalto per inoltrarsi su strade bianche in un contesto rurale dal fascino genuino, tra campi coltivati, casali sparsi e panorami aperti che invitano a prendersela con calma.

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Il fondo si stringe e diventa sentiero: un sali-scendi movimentato e divertente di circa 3 km, che spezza la salita con passaggi mai noiosi.

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Dopo un’ultimo breve passaggio su asfalto, poco dopo Rocca di Corno, si svolta a destra e si comincia a guadagnare quota con decisione, addentrandosi in una lunga serie di tornanti immersi nel bosco. La pendenza è costante, mai brutale ma ben decisa, e la percorrenza risulta sorprendentemente piacevole, grazie a un tracciato regolare e a un contesto naturalistico che si fa via via più selvaggio e affascinante.

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Dopo una lunga serie di tornanti, all’improvviso, lo scenario si apre: siamo in quota, e davanti a noi si svela l’incanto della Piana di Cornino — una valletta verde smeraldo sospesa nel silenzio, con il suo laghetto omonimo incastonato nel prato come una gemma d’alta quota. Un luogo che impone una sosta, che ti invita a guardarti intorno e a respirare a pieni polmoni.

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Scendiamo nella valle percorrendo una mulattiera sassosa che presenta passaggi tecnici non banali, richiedendo attenzione e precisione. Attraversiamo tutta la piana, tra scorci suggestivi che alternano aperture panoramiche e dettagli naturalistici da cartolina.

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Poi il trail ci conduce dentro al bosco, ed è poesia pura: si sale nuovamente, avvolti da alberature imponenti, su un sentiero che a tratti si fa ripido ma resta sempre pedalabile, con quel giusto equilibrio tra sfida e piacere che rende questo giro avvincente.

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Nell’ultimo tratto, prima di uscire dal bosco, il sentiero cambia registro: si fa più ripido e sassoso, mettendo alla prova grip e determinazione. Se non volete ingaggiare una dura lotta contro i sassi, potete tranquillamente attivare la modalità “walk” per una decina di metri, come ha fatto con grande stile il caro Ivan. Oppure potete restare in sella, stringere i denti e affrontare questo tratto con tenacia: in entrambi i casi, la ricompensa è assicurata.

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Si sbuca infatti in un tratto panoramico, dove lo sguardo si apre di nuovo, accolti da un prato punteggiato di crocchi viola, piccoli fiori alpini che colorano l’erba appena risvegliata dall’inverno.

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Qua e là lingue di neve residua, e sullo sfondo si apre una vista mozzafiato che abbraccia il Pizzo di Sevo, il Monte Gorzano e tutta la catena del Gran Sasso: uno di quei momenti in cui ogni sforzo trova il suo senso.

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Dopo una breve sosta rigenerante, ci incamminiamo sul tratto di salita più duro, quello finale, che porta alla conquista della vetta. Si sale con decisione lungo pendii ripidi e irregolari, cercando una via praticabile tra rocce e sassi. Qui servono equilibrio, tecnica e determinazione: ogni pedalata richiede precisione, ogni metro va guadagnato.

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Alla fine, eccoci in vetta. Il panorama è magnifico, ma la tramontana fredda non invita a fermarsi troppo. Giusto il tempo di indossare le protezioni, sistemare l’action cam, e poi via, ci tuffiamo in discesa — pronti a goderci la parte più esaltante del giro.

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Si inizia a scendere dritti lungo il fianco del monte, ricalcando per un tratto il percorso di salita, poi una svolta netta verso nord cambia subito il ritmo: il versante si fa più ripido e insidioso, al limite del cappottamento. Poco dopo si imbocca un sentiero sassoso, e man mano ci si immerge nel bosco, dove l’atmosfera cambia di nuovo.

Sul versante settentrionale c’è ancora un po’ di neve residua, e tra la forte pendenza, il fondo fangoso e i rami spezzati sul tracciato, è praticamente impossibile restare in sella: un breve tratto da affrontare a piedi, circa un centinaio di metri, che con il terreno asciutto tornerà perfettamente ciclabile. Ma una volta superato questo primo ostacolo, la discesa si trasforma in pura goduria: il trail si apre, il fondo migliora e la guida torna fluida e coinvolgente. Serve ancora un po’ di attenzione per via dei numerosi rami sul sentiero, ma il piacere di guidare tra le curve del bosco… che ve lo dic’a fa’ !!! 😉

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Il primo tratto è montagna vera, aspra e autentica. A tratti si intravedono le opere di contenimento in pietra, segni tangibili di una via antica, costruita per condurre le greggi ai pascoli d’altura. Pensarci oggi, mentre la percorriamo per puro divertimento, invita a un doveroso rispetto per chi l’ha costruita a mano, con grande fatica, pietra dopo pietra.

Giunti al Rifugio Romolo De Angelis, a quota 1.450 metri, il ritmo del sentiero cambia ancora. Si inizia con un tratto nel bosco, ripido e serpeggiante, che si snoda tra alberature imponenti e radici affioranti. Poi il tracciato si apre e si fa più pianeggiante, lasciando spazio a una percorrenza quasi in freeride, dove si può lasciar correre la bici e divertirsi con traiettorie più libere.

Poi si entra nei castagneti monumentali, e qui la goduria arriva alle stelle. Il trail diventa ripido e sinuoso, con tornanti in rapida successione e alcuni passaggi tecnici su grossi massi portati allo scoperto dalle piogge.

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È un finale adrenalinico, una discesa che è spettacolo puro, capace di tenerti incollato al manubrio fino all’ultimo metro. Arrivi in fondo col fiato corto e la testa rivolta all’indietro, con quella strana, irresistibile voglia di risalire e rifarlo di nuovo.

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Ma poi l’adrenalina inizia a calare, e matura un certo languorino, l’idea di una buona pietanza prende rapidamente il sopravvento. Così ci dirigiamo verso il centro di Antrodoco, all’Osteria di Ianus, dove veniamo accolti con gentilezza anche fuori orario: a disposizione, persino un comodo parcheggio interno per le bici.

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Il menù è vario e stuzzicante, con piatti preparati con cura e attenzione ai dettagli. Questa volta abbiamo assaggiato, con grande soddisfazione, un eccellente stinco di maiale al forno con patate, ma ci siamo promessi di tornare… per esplorare qualche altra proposta del menù.

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Un grazie speciale a Enrico De Silvestri, Presidente del gruppo ciclisctico MTB Monte Giano, il cui prezioso contributo nella definizione della traccia ha reso possibile questo giro.

VIDEO-SINTESI by Enrico

ALBUM FOTOGRAFICO

Nuria
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